Spunti di riflessione dal Gruppo di alto livello sulle risorse proprie dell’UE


È noto che le spese dell’Unione europea devono essere limitate ai proventi derivanti dalle risorse proprie (cfr. decisione 2014/335/UE del Consiglio del 26 maggio 2014). La decisione sulle risorse proprie costituisce uno dei tre strumenti che regolano il finanziamento dell’Unione (gli altri due sono il quadro finanziario pluriennale che fissa, per ciascuna categoria di spesa, gli importi dei massimali annui degli stanziamenti per impegni e pagamenti, e il bilancio annuale).

Così congegnato, il sistema di finanziamento dell’Unione presenta da sempre diversi aspetti problematici (specie in tema di trasparenza ed equità), diffusamente rilevati in sede politica e scientifica  (per un’analisi accurata, cfr. Schratzenstaller 2013). Per queste ragioni, nel 2014 è stato istituito il Gruppo di alto livello sulle risorse proprie, organismo composto, in egual numero, da componenti del Parlamento europeo, dalla Commissione e dal Consiglio, e presieduto da Mario Monti. Il Gruppo, nato con l’obiettivo di istruire una riflessione sul futuro finanziamento dell’Unione, ha presentato lo scorso 4 gennaio il rapporto finale, contenente alcune raccomandazioni.

Al di là della prima parte, in cui sono spiegate le ragioni per un cui un bilancio europeo funzionale è necessario, è nella seconda e nella terza parte che il rapporto getta le basi teoriche e pratiche su cui deve costruirsi una completa riforma del sistema di finanziamento. Riforma che – nota il Gruppo nella sua prima raccomandazione – dev’essere intrapresa soprattutto con riferimento alle spese, dunque non solo rispetto alle entrate. Tale riforma deve innanzitutto informarsi ad alcuni principi guida (sussidiarietà, cooperazione, neutralità, unitarietà, trasparenza), senza alterare l’onere fiscale complessivo a carico del contribuente europeo. Interessante è poi la questione del valore aggiunto europeo: “in tempi di penuria di risorse pubbliche, a fronte di crescenti bisogni finanziari”, si legge nel rapporto, “il budget UE deve focalizzarsi sui settori a più alto valore aggiunto europeo o in cui l’azione dell’Unione sia indispensabile o in cui le possibilità di finanziamento non siano sufficienti per raggiungere gli obiettivi europei”. Il sistema attuale, secondo il gruppo, non è tuttavia da buttare: alcuni elementi (tra cui, ad esempio, il principio dell’equilibrio del bilancio) vanno salvati perché semplici, equi ed efficienti.

Il Gruppo, dopo aver esaminato attentamente diverse opzioni, propone una combinazione di nuove risorse derivanti da produzione, consumi e politiche ambientali (ad es. una nuova IVA riformata e un’imposta sulle emissioni di anidride carbonica), con l’obiettivo di lungo periodo di coprire tutte le spese con risorse “interamente” proprie. Altre possibili entrate collegate alle politiche europee, sostiene il gruppo, dovranno essere esaminate di volta in volta dal Parlamento europeo e dal Consiglio.

Infine, nota il Gruppo, correzioni e meccanismi di compensazioni nazionali devono essere aboliti (a maggior ragione in vista dell’uscita del Regno Unito dall’UE); tuttavia delle differenziazioni – secondo un sistema di “geometria variabile” – devono essere accordate a quegli Stati membri che vogliano sviluppare ulteriormente l’area euro o realizzare politiche in cooperazione rafforzata (ex art. 326 ss.).