
Sono da poco giunte al termine le celebrazioni per il 60° anniversario dalla firma dei Trattati di Roma e si chiude così anche quel processo di riflessione sullo stato dell’Unione europea e sul futuro del processo di integrazione che aveva avuto inizio a ottobre del 2016 con il vertice di Bratislava. In quell’occasione i capi di Stato e di governo dei 27 Stati membri dell’UE avevano delineato la cosiddetta “tabella di marcia di Bratislava”, in cui venivano indicate le essenziali priorità in merito alle quali avrebbe dovuto principalmente concentrarsi la riflessione dei vertici europei. Tra queste troviamo i temi della migrazione, del controllo delle frontiere, della sicurezza interna ed esterna, così come ancora il tema dei giovani e dello sviluppo sociale ed economico.
Il confronto tra i leader dei 27 Stati membri dell’Unione e delle istituzioni europee è continuato poi in occasione del vertice di Malta del 3 febbraio 2017, dove questi hanno prevalentemente affrontato ancora una volta il tema della migrazione e dove sono state concordate misure operative volte a ridurre il numero dei migranti irregolari e a salvare vite umane.
I capi di Stato e di governo europei si sono però nuovamente incontrati a Bruxelles, in vista delle celebrazioni di ieri, nella riunione informale del 10 marzo 2017, in cui l’attenzione è stata rivolta non solo al futuro e alle attuali condizioni dell’Unione, ma anche al tema cruciale dell’Europa a più velocità, una questione che ha visto i leader europei ancora una volta schierarsi su due fronti opposti. Da una parte infatti, troviamo coloro che auspicano un allentamento dei legami interni e un rafforzamento degli Stati rispetto all’UE, dall’altra invece, coloro che sostengono una nuova e più profonda integrazione che può non necessariamente interessare tutti gli Stati membri, come permesso dai Trattati.
Tutti i temi, precedentemente toccati nei passati incontri tra i 27 capi di Stato e di governo dell’UE, sono stati infine riaffrontati in occasione della celebrazione del 60° anniversario dei Trattati di Roma, a conclusione della quale è stata adottata una dichiarazione in cui viene delineata una visione collettiva del futuro europeo e della direzione da seguire nella gestione delle sfide che l’Unione si troverà ad affrontare nel breve e medio periodo.
I leader hanno sottoscritto il loro impegno a rendere l’Unione europea più unita e forte di prima, affermando che “L’unità è sia una necessità che una nostra libera scelta. Agendo singolarmente saremmo tagliati fuori dalle dinamiche mondiali. Restare uniti è la migliore opportunità che abbiamo di influenzarle e di difendere i nostri interessi e valori comuni. Agiremo congiuntamente, a ritmi e con intensità diversi se necessario, ma sempre procedendo nella stessa direzione, come abbiamo fatto in passato, in linea con i trattati e lasciando la porta aperta a coloro che desiderano associarsi successivamente. La nostra Unione è indivisa e indivisibile”.
È stata inoltre espressa la volontà di quest’ultimi di realizzare nei prossimi anni un’Europa sicura, prospera e sostenibile, in grado di favorire la convergenza e la coesione, nonché il progresso sociale ed economico; un’Europa a difesa della propria identità culturale ma, al contempo, promotrice della diversità culturale; un’Unione che lotti contro la disoccupazione, la povertà e la discriminazione, così come un’Europa che promuova la parità dei generi e le pari opportunità; e un’Unione, infine, che sostenga una politica climale globale positiva e che difenda il commercio equo e libero.
Forte appare dunque l’impegno dei nostri leader europei nel voler migliorare e rafforzare l’Europa, ma ciò che più conta, è che tale visione del futuro europeo possa effettivamente tramutarsi in una realtà concreta.